La tassazione delle società commerciali nell’UE: il nuovo inizio di un lungo viaggio

La tassazione delle società commerciali nell’UE: il nuovo inizio di un lungo viaggio

(Fonte: il sito internet investicniweb.cz del 10/3/2018)

 

L’unificazione in ambito fiscale nell’Unione europea è un tema che è portato avanti da molti anni dagli Stati membri. Per l’IVA e le accise si è arrivati ad un’armonizzazione, ma la tassazione delle società commerciali rimane ancora di competenza esclusiva degli Stati membri nell’Unione europea. Pertanto le norme fiscali per le società (e non solo le aliquote fiscali stesse) variano ampiamente tra i Paesi dell’UE. Questo nonostante lo sforzo già sostenuto dalla fine degli anni ’60 per un’armonizzazione in ambito fiscale all’interno dell’Unione.

Unificare le tasse non è un gioco. Un’attività in questo senso in realtà non manca. Già nel primo decennio del nuovo millennio è apparso il termine base imponibile comune consolidata dei redditi societari. La causa scatenante l’iniziativa è stata quella di prevenire un processo di c.d. competizione fiscale che non viene considerata in tutti i Paesi dell’UE come un vantaggio.

Si è iniziati con un’aliquota fiscale molto attraente in Irlanda che è diventata una spina nel fianco per gli imprenditori, i politici e le Autorità fiscali tedeschi e francesi. Questa avversione proveniente dalla maggior parte dei Paesi dell’Europa occidentale continentale si è intensificata  dopo che ha fatto ingresso nell’UE il plotone dei Paesi dell’Europa centrale, orientale e sud-orientale con le loro aliquote significativamente più basse. Queste basse imposte hanno portato ad una riallocazione di molte attività industriali dai Paesi dell’ovest, costosi e poco attraenti fiscalmente, a Paesi significativamente più economici e fiscalmente attraenti.

E’ interessante il fatto che nei documenti ufficiali dell’Unione europea non ci sia nemmeno una parola in tema di avvicinamento delle aliquote fiscali. I documenti ufficiali, che aprono una strada verso parametri di convergenza della tassazione delle imprese nell’UE, utilizzano solo il termine base imponibile comune consolidata e trattano della necessità di stabilirla mediante una metodologia comune e di garantirne una sua comprensione e percezione uniforme. Quest’attività dovrebbe giovare ad un avvicinamento delle condizioni nel mercato unico (a differenza di una convergenza sulle aliquote fiscali che non sarebbe realizzabile in un prevedibile lasso di tempo a causa dei diversi livelli di sviluppo economico all’interno dell’Unione europea).

Per questo motivo negli ultimi anni è aumentata ulteriormente, ed ora è forse il momento in cui è più intensamente sentita, l’esigenza di creare un sistema  efficiente per prevenire l’evasione  fiscale. Tanto più la creazione del PIL sarà virtualizzata tanto più si creerà uno spazio per un’ottimizzazione fiscale che vada oltre i confini della tolleranza.

Il materiale di accompagnamento a questa agenda dimostra diversi tipi di modelli di prassi dove nell’ambito delle società multinazionali e delle società collegate si arriva ad una dichiarazione dei redditi realizzata in uno Stato membro che è diverso da quello nel quale si è operata la creazione del valore aggiunto che ha portato alla creazione del reddito. Questa prassi ha avuto negli ultimi anni una rapida crescita ed esiste il ragionevole sospetto che le imprese (in particolare in alcuni settori) sottopongono a tassazione fino al 90% dei redditi nello Stato membro più vantaggioso, mentre il valore aggiunto associato alla creazione di tale reddito è collegato ad altri Stati membri.

Come per quasi tutto, anche nel momento dell’avvicinamento dei parametri della tassazione delle società, si arriva ad un’unione di passi decisamente necessari con altri inutili per non dire controproducenti.

Se, tuttavia l’Europa continuerà ad avere differenze enormi nei risultati economici, il tema della convergenza o della completa fusione delle aliquote dell’imposta sul reddito per le società dovrebbe essere rinviato fino a momento in cui queste differenze saranno notevolmente ridotte.

Pertanto non ci aspettano aliquote fiscali comuni per le imprese nei prossimi decenni e trovare un consenso a livello di Consiglio dell’UE non è realistico. Complesso sarà sia il metodo di unificazione della base imponibile sia la forma di ottimizzazione fiscale.

Nel mese di marzo il Parlamento europeo deve adottare una comunicazione nello spirito indicato al fine, in caso di accettazione da parte degli Stati nazionali, di portare al varo da parte della Commissione europea di una proposta legislativa sotto forma direttiva. Data la gravità e la sensibilità del tema, è lecito ritenere che per il restante periodo di funzionamento dell’attuale Commissione e dell’attuale Parlamento, una decisione in questa materia non arriverà. Il momento più vicino, in cui queste considerazioni potranno diventare reali esperienze pratiche, sarà nel prossimo decennio.

 

Link: https://www.investicniweb.cz/zdaneni-korporaci-v-eu-novy-zacatek-dlouheho-vyletu/