Neppure la riduzione della comunione legale dei coniugi è un’assicurazione contro un’esecuzione

Neppure la riduzione della comunione legale dei coniugi è un’assicurazione contro un’esecuzione

(fonte: www.novinky.cz del 6.5.2019)

Sempre più persone cercano di risolvere nel matrimonio il problema di come tutelare il proprio patrimonio non solo nei confronti di un eventuale divorzio ma anche per il caso in cui uno dei due coniugi in maniera catastrofico si indebiti. Pertanto, avanti ai notai, riducono anticipatamente la comunione legale affinché sia chiaro chi è proprietario di cosa  prima del matrimonio oppure chi è proprietario di quello che ricevono dai loro genitori. Ma anche questo restringimento potrebbe non essere più a prova di esecuzione.

Jiří P. (39) di Praga ha iniziato a svolgere un’attività imprenditoriale nel settore delle costruzioni.  Pertanto lui e sua moglie hanno concordato, prima che lui inizi tale attività imprenditoriale, di ridurre la comunione legale. Sono andati dal notaio, dove hanno stipulato un apposito accordo. La casa di famiglia e l’appartamento, destinato ad essere fonte di investimento,  sono stati intestati a sua moglie Pavlina così che, in caso di fallimento del marito, loro non finiscano sotto un ponte.

Dopo quattro anni di successi, Jiří ha ottenuto un nuovo cliente, un grande operatore immobiliare europeo. All’inizio la cooperazione ha funzionato senza intoppi. La svolta si è verificata quando l’operatore immobiliare non ha pagato a  Jiři  15 milioni di CZK per i materiali e il lavoro forniti.

Nel frattempo il signor Jiří ha puntato tutto su questa carta, non ha nessuna riserva o rimborsi. Fallisce e successivamente si indebita per milioni nei confronti dei fornitori.  Costoro hanno presentato una causa, il tribunale ha riconosciuto i crediti e il giudice ha iniziato a permettere il loro recupero mediante l’ufficiale giudiziario.

“Ben presto i coniugi scoprirono che il restringimento della comunione legale non li aveva affatto protetti. Il Tribunale di primo grado ha interpretato le disposizioni contenute nel nuovo codice civile senza tenere in considerazione la restrizione della comunione legale. L’ufficiale giudiziario ha messo in vendita all’asta i beni immobili che erano stati intestati alla  moglie. Entrambi i coniugi si sono ritrovati senza beni” afferma l’avvocato Pavel Strnad dello studio legale Polverini Strnad che si è occupato del caso.

“Questi eventi hanno colpito anche i loro due figli, che dovevano concludere i loro studi in  università straniere e invece sono tornati a casa anticipatamente” ha aggiunto l’avvocato.

Sebbene l’istituto della riduzione della comunione legale dei coniugi sia uno strumento consolidato, la sua interpretazione è stata resa incerta dal codice civile del 2014. “Il codice civile enfatizza la tutela dei terzi, tipicamente i creditori, nel momento della stipulazione di contratti matrimoniali, ma non è chiaro dal testo della legge in quale misura tale riduzione della comunione legale dei coniugi  sia efficace verso i creditori” spiega Strand. In altre parole, l’istituto, ben avviato, della comunione legale dei coniugi, è stato dal codice civile limitato in un certo modo in relazione ai diritti dei creditori, ma ciò è stato fatto dal codice in maniera vaga, lasciando l’interpretazione in mano ai giudici.

Il codice civile è „vecchio“ di  cinque anni tuttavia i giudici delle Corti superiori non si sono ancora pronunciati su questi aspetti. “La pratica giudiziaria  nell’arco di dieci quindi anni porterà ad una stabilità interpretativa della normativa relativa alla restrizione della comunione legale dei coniugi“ ha detto Strnad.

Il fatto che in Tribunale siano stati favoriti i creditori del sig. Jiří partendo dal codice civile viene confermato anche da Karel Havlíček, avvocato e fondatore della Conferenza permanente del diritto ceco. “Secondo me nel diritto privato nessuno dovrebbe essere considerato la parte più debole o più forte” ha detto.

I giudici possono intravedere nella restrizione della comunione legale un calcolo, specialmente quando i coniugi procedono ad una restrizione nel corso di un’attività imprenditoriale, quando  sorgono debiti.

Il Tribunale, nella  motivazione della sentenza con la quale mette all’asta anche la casa di famiglia della moglie, si appoggiano sull’art. 719 (comma 2) del codice civile, che recita: Il contenuto o lo scopo del contratto sul regime convenzionale tra i coniugi non può pregiudicare i diritti di terzi, salvo il loro consenso. Il contratto di questo tipo stipulato senza il consenso del terzo non ha alcuna efficacia giuridica nei confronti di tale persona”.

“Il Codice Civile è davvero intransigente in questo senso” conferma anche Havlíček, un avvocato, e cita anche l’art. 719 (2). Tuttavia, in questo caso i coniugi hanno ristretto la proprietà prima ancora di intraprendere un’attività imprenditoriale, prima di sapere chi sarebbe divenuto loro creditore o debitore. Tuttavia il Tribunale non ha tenuto conto di tale circostanza e, alla luce dell’articolo sopra citato, ha considerato meritevole di maggior tutela la parte terza, i cui diritti erano stati toccati, ovverosia i creditori del sig. Jiří.

 

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